lunedì 23 novembre 2015

La 'Ndrangheta VINCE in Argentina

Plutocrate di origine calabrese. Famiglia di lobbisti potentissima e legata alla p2.
Proprio adesso che in Argentina volevano aprire una commissione d'inchiesta sulla P2... vince Macrì... la cosa risulta curiosa...




Macri, il nuovo Sindaco di Buenos Aires parla italiano?
Due pesi, due misure. Franco Macri, che da par suo tira le fila dell'holding Socma, in pratica un fatturato di 5 miliardi di dollari anno, è da parecchi lustri, inchieste alla mano, uno degli uomini più potenti dell'Argentina. In Brasile, invece, dove le sue imprese sono sbarcate nel 1996 ed hanno oggi un fatturato annuo di 600 milioni di dollari (ma l'obiettivo dichiarato è quello di arrivare alla metà di quelle argentine), non lo conosce quasi nessuno. 

A Buenos Aires, i mass media parlano quasi quotidianamente dei suoi affari economici e, spesso, dei suoi 'affaires' di cuore (un suo vizio inveterato, nonostante le 70 primavere), a San Paolo parla di lui solo qualche giornale finanziario. 
Sarà anche per questo suo basso profilo che contrasta con le sempre accese luci della ribalta Argentina che Franco Macri - nato a Roma da genitori calabresi e approdato al Rio de la Plata il 6 giugno del 1949 insieme ai fratelli Antonio e Maria Pia per riabbracciare papà Giorgio -, pur se la sua fortuna l'ha costruita in Argentina, non esita ad esaltare il paese del samba. ''Il Brasile - assicura - è, per moltissime ragioni, un posto eccezionale per intraprendere una attività imprenditoriale. Essere un imprenditore in quel paese vuol dire far parte delle realtà che contano. Non è così in Argentina''. E confessa: ''Lavorare in Brasile mi fa sentire euforico. Forse sarà anche il contagio dell'ottimismo generale''. 
Eppure Franco Macri, dopo gli anni di infanzia in un collegio militare di Tivoli (''La disciplina che ho appreso con dolore, ha dato i suoi frutti'') e il liceo Massimo dei Gesuiti a Roma, ha messo insieme il suo primo milione di dollari — e dollari d'allora —, nel suo primo decennio argentino. Cominciando se non propio dal basso, per lo meno dal quasi niente: a Buenos Aires, facendo le buste paga nell'impresa edile della famiglia italiana Scalera. ''Quando i capi cantiere della ditta se andarono perché attratti da più soldi - ricorda nella sua autobiografia 'Macri visto da Macri' - mandai avanti da solo l'impresa. Quando se ne accorsero, gli Scalera mi diedero l'incarico decuplicando da 100 a 1.000 pesos il mio stipendio''. 
Poi venne il momento di Vima, colla sua propria impresa edile insieme ad altri italiani. E la sua specialità: i subappalti nei lavori pubblici. Il più redditizio è stato la realizzazione del gasdotto Comodoro Rivadavia-Buenos Aires, oltre 2.000 km. ''In quegli anni - afferma - imparai il business delle costruzioni fin nei minimi dettagli. Avevo percorso l'Argentina in lungo ed in largo ed ero pronto al grande salto''. Che realizza negli Anni Sessanta, nella sua prima impresa, la Impresit-Sideco, insieme con la Fiat. 
Nel 1968 è già il primo contrattista dello stato argentino (costruisce perfino la centrale nucleare Atucha I) e due anni dopo comincia la sua incessante diversificazione degli affari, acquistando il Banco de Italia, per arrivare infine nel 1975 a fondare la sua propria holding Socma. Con le cui opere civili si estende anche in Colombia, Perù, Messico e Bolivia. 
Ormai è tra gli imprentori di maggior successo. Tanto che, nel 1982, diventa anche una specie di 'piccolo Agnelli argentino', quando Fiat e Peugeot lasciano l'Argentina e gli vendono le loro fabbriche, con le quali, in poco tempo conquista il 40% del mercato locale delle auto. 
Tempi di splendore. E di stanze dei bottoni che Macri frequenta sapendo tirar l'acqua al suo mulino come pochi. Arrivano gli Anni Ottanta e le privatizzazioni e le cessioni di imprese da parte delle vecchi famiglie argentine. La Socma fa razzia: dalla distribuzione del gas alle autostrade, dai trasporti ai servizi postali, dagli alimenti, alle assicurazioni, all'informatica, ai cellulari. E quando viene l'auge del Brasile, Macri non è da meno: alimenti, ecologia, autostrade, informatica. 
Un impero che Macri manda avanti con un nugolo di specialisti, ma anche con il figlio Mauricio. Il quale, comunque, dopo un terribile momento – una decina di anni fa, è stato sequestrato per un paio di settimane da una banda di malavitosi e poliziotti – ha tentato di farsi strada da par suo: sia pure con l'apporto dei soldi del padre è diventato presidente del Boca Juniors, la squadra più popolare dell'Argentina: un rampa di lancio per diventare senatore per il peronismo il prossimo anno, dopo di che, come lui stesso ha ammesso in un'intervista al settimanale 'Noticias', ''scendero' in lizza per le presidenziali del 2007''. 
Anche lui, poi, con la stessa passione del padre: le donne. A 39 anni, dopo una moglie, le 'fidanzate', tutte bellissime, non si contano. Anche se è papà Franco (''Non posso essere felice senza una donna al fianco'', ammette nella sua autobiografia), come negli affari, lo sopravanza di gran lunga anche in questo particolare aspetto familiare: dopo una moglie, Alicia Blanco (alla quale nel 1980 ha lasciato metà della sua fortuna di allora), altre cinque 'novias', via via sempre più giovani, fino all'ultima, Nuria Quintela, di soli 23 anni.
Aggiorna: I Macrì erano strettamente legati ai militari P2 dell'Argentina, Massera e Mason, e sono imparentati con uno dei dirigenti del peronismo, Carlos Grosso. Un documento dei servizi segreti inglesi accusò i fratelli Macrì di aver cercato in Italia l'appoggio per l'acquisto di missili Exocet, formalmente destinati al Perù, durante il periodo dell'embargo posto dalla Francia. La delegazione argentina, prima di incontrare Craxi, fece tappa a Zurigo, dove operava il trafficante Hans Kunz, in contatto con Roberto Calvi durante il suo ultimo viaggio nel giugno 1982. Nello stesso frangente le banche argentine, tra le quali l'Ambrosiano, trasferirono grossi capitali nelle loro filiali svizzere. Il governo argentino era disposto a pagare per un missile più di 2 milioni di dollari, contro i 700.000 dollari normalmente richiesti sul mercato ufficiale
Aggiorna 2: Durante la guerra delle Falkland una delegazione di maggiorenti argentini, guidata dal segretario del partito socialista argentino, Pasquale Ammirati, si incontrò con Craxi per ottenere la revoca dell'embargo posto dal presidente del Consiglio Spadolini e dal ministro degli Esteri Colombo. Cosa che puntualmente avvenne, con il sostegno di Psi e Pci. Della delegazione che incontrò Craxi facevano parte anche i fratelli Macrì, i maggiori industriali argentini, rappresentanti degli interessi della Fiat. I Macrì sono due fratelli, Antonio e Franco, sono accusati di aver messo sul tappeto la questione della fabbrica di elicotteri e di traffico illegale di armi. I Macrì controllano con la loro holding oltre 50 imprese, hanno acquisito il controllo della filiale Fiat argentina in forte perdita. Durante il periodo delle dittature militari hanno costruito strade ed autostrade, hanno l'appalto per la pulizia di Buenos Aires e rappresentano la Techint (Fiat).
---> https://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20100120123516AA07sJT




Una nuova Commissione sulla P2
di Francesca Mondin - 22 dicembre 2014
La proposta è argentina: si indaghino i rapporti tra la loggia e la dittatura
Ad oltre 30 anni di distanza dallo scandalo della P2, la loggia massonica italiana presieduta da Licio Gelli, un gruppo di parlamentari argentini presenta un disegno di legge per aprire una Commissione d’inchiesta bicamerale per indagare i legami politici ed economici tra Argentina e Italia tra gli anni 1973 e 1983. Periodo che comprende gli ultimi anni di Perón e gran parte della terribile e violenta dittatura militare argentina.
La storia della P2 e del Gran Maestro Licio Gelli ha inizio negli anni ’70 ma, come dimostra questa stessa proposta argentina, non è per nulla lontana dall’attualità. Solo dallo scorso anno si possono consultare on line  i documenti prodotti dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2, presieduta da Tina Anselmi, che indagò in Italia per ben trenta mesi, dal 1981 al 1984.
Una proposta che potrebbe forse aiutare ad “andare fino in fondo” alla storia della P2 e a scavare dove l’Anselmi non è riuscita, e dove lei stessa avrebbe voluto continuare ad indagare: i legami internazionali della loggia segreta. Eppure in Italia questa opportunità sembra non interessare né ai media né tantomeno alla politica.
L’ingombrate presenza: dalla violazione dei diritti umani Argentini alla democrazia malata Italiana
L’obiettivo dei politici argentini che hanno presentato la proposta di aprire la Commissione d’inchiesta è - come si legge nel documento qui scaricabile - di indagare e “valutare il ruolo svolto dalla comunità internazionale nella dittatura argentina”. 
La proposta nasce da una ricerca condotta da alcune università italiane e argentine, coordinate dal professore Claudio Tognonato, sociologo dell’università di Roma scappato dall’Argentina durante la dittatura. “Per anni è stata condannata la violazione dei diritti umani in Argentina nel periodo della dittatura - spiega il professore - ma l’obiettivo del gruppo di ricerca era chiarire come tutto ciò sia stato possibile. Quali complicità si sono verificate in Argentina e nel contesto internazionale per permettere una violazione dei diritti umani così grave e che è durata ben 8 anni. Qual è il potere economico che ne ha beneficiato e che spingeva e sosteneva la dittatura militare?”.
Fin dagli inizi della ricerca gli studiosi hanno costatato una continua ed ingombrante presenza della P2 nei rapporti tra l’Argentina e l’Italia a partire dagli anni ’70. 
La proposta di istituire la Commissione si basa essenzialmente sulla mole d’informazioni e ricostruzioni raccolte dalla Commissione d’indagine italiana sulla P2 istituita nell’ottobre del 1981, documenti disponibili on line solo dallo scorso 5 maggio. La Commissione, allora presieduta dalla parlamentare democristiana Tina Anselmi, inflessibile a minacce o pressioni di qualsiasi tipo, portò alla luce un progetto eversivo, capitanato dal militante di estrema destra Licio Gelli in cui erano coinvolti gran parte di rappresentanti di Istituzioni, servizi segreti, esercito, finanzieri, giornalisti e imprenditori. Nonché personaggi ambigui vicino alla mafia, alla Banda della Magliana, a gruppi eversivi di estrema destra ed alle mafie italoamericane. Uno tra questi è Michele Sindona, (mandante dell’omicidio di Ambrosoli, ndr.), considerato il “banchiere” dei Bontade e Inzerillo, le due famiglie mafiose palermitane ai vertici di Cosa nostra prima della violenta scalata dei corleonesi.
gelli-peron-decorato-casa-rosadaIl collegamento di Gelli con la criminalità, inoltre, è testimoniato da diversi collaboratori di giustizia, tra cui Francesco Marino Mannoia secondo il quale Pippo Calò, Salvatore Riina e Francesco Madonia si avvalevano direttamente di Gelli per i loro investimenti a Roma. 
La stessa Anselmi, nell’84, durante un’intervista rilasciata alla scrittrice Anna Vinci (biografa della parlamentare veneta, ndr) dirà: “In questi anni mi sono trovata a confrontarmi con uno Stato inquinato e una democrazia malata, perché in una democrazia tutto ciò che avviene in modo segreto, là dove affari, eversione, malavita si ritrovano, ovviamente è un danno per la democrazia ed è un attacco pericoloso”.
Parole che di fatto spiegano i danni e il livello d’infiltrazione nelle sedi di potere che la P2, con la sua rete di affiliati aveva raggiunto per sviluppare il suo progetto eversivo che “la stessa Anselmi - racconta Anna Vinci - non avrebbe mai pensato essere di quell'entità.”

Il contesto storico
Negli anni presi in esame dai parlamentari argentini si può costatare una sorta di parallelismo tra Italia e Argentina.
Agli inizi degli anni ’70, siamo in piena guerra fredda, l’occidente è in preda all’allarme del pericolo rosso e l’Italia conta il più importante partito comunista dell’occidente e si trova ai confini della cosiddetta “cortina di ferro”. Il Sud America, chiamato “il cortile dell’America” per la sua vicinanza agli Stati Uniti, è una zona di grande interesse economico e politico nel quale non possono prendere piede movimenti che vanno contro gli interessi americani, come era successo ad esempio a Cuba. 
“In una situazione di crisi energetica internazionale - spiega il professore Tognonato - il capitalismo globale cerca di darsi delle risposte, da una parte con la Commissione Trilaterale (nata il 23 giugno 1973 su iniziativa di David Rockefeller, ndr) mentre in ambito globale cerca di mettere in atto dei piani per evitare l’avanzamento delle sinistra in America latina e in Italia con strategie diverse.”
E’ in questo contesto che si inserisce il lavoro della P2: “Gli affari che porta avanti la loggia - continua il sociologo - non sono solo affari economici ma anche politici, in Italia verrà condotta la strategia della tensione mentre in Argentina iniziano a creare situazioni di destabilizzazione e di caos in modo tale che si rende necessario un colpo di stato.”
I fatti: Gelli, Perón e la dittatura

Molti sono i fatti salienti, su cui fa perno la proposta di istituire la Commissione d’indagine argentina, che dimostrano come la figura di Licio Gelli accompagni tutto il processo di destabilizzazione utilizzando persone all’interno del governo. “Tra il ’72 -’73 - spiega Tognonato - mentre Juan Domingo Perón è in Spagna, viene contattato da Gelli tramite Giancarlo Elia Valori, uomo d’affari italiano”. I legami fra i due si consolidano al punto che - come si legge nel documento presentato al Parlamento argentino - nel ’73 Perón aderisce alla P2 e nel ‘74 Gelli viene nominato dipendente dell’Ambasciata Argentina a Roma senza nemmeno avere la cittadinanza argentina, che gli fu assegnata poi nello stesso anno. Inoltre dal documento risulta che il Gran Maestro Gelli era in possesso di ben 4 passaporti diplomatici argentini, uno con il nome di Marco Bruno Ricci rilasciato dall’ESMA (La Escuela de Mecánica de la Armada, ndr), che avrà ancora con sé quando verrà arrestato in Svizzera nell’82.
Celestino Rodrigo, Lopez Rega ed Emilio Eduardo Massera sono solo alcuni degli uomini - come risulta dal disegno di legge - iscritti alla P2 che dopo Perón conquistano spazio e potere in Argentina. Addirittura nel ’73 dopo le dimissioni del presidente Héctor Cámpora, del vice presidente Lima e del vice presidente del Senato Alejandro Diaz Bialet, si può dire che la P2 occupa la presidenza, perché sale al governo Raul Lastiri, membro della loggia. Secondo quanto riportato dai politici argentini, la presenza di Gelli sarebbe stata riscontrata anche in una riunione del 3 gennaio 1976 tra la presidente Isabel Perón e i rappresentanti delle tre armate, Videla, Massera e Agosti, che di lì a poco formeranno la prima giunta militare che assumerà il potere con il colpo di stato del 24 marzo 1976. Colpo di stato del quale il Gran Maestro si complimenterà - sempre secondo i fatti riportati nel documento - in uno scambio epistolare con Suarez Mason (militare tra i principali repressori durante dittatura, ndr), per essere stato condotto “secondo i piani stabiliti”.
“Sicuramente non si può pensare che Licio Gelli coordinasse tutto da solo.- spiega il professore- La loggia P2 è vincolata innanzitutto al potere mafioso ed ha tutta una rete trasversale di connivenze legate sicuramente anche alla CIA. Ci sono diverse testimonianze, che vincolano Licio Gelli e Giancarlo Elia Valori (uomo di potere ex membro della P2 che presentò Perón a Gelli, ndr) alla CIA”.
Il “piano di rinascita democratica” di Gelli si basava su tre aspetti principali in Italia: una forte presenza di militari e appartenenti ai servizi segreti nella sua loggia, il controllo della magistratura sotto il potere esecutivo e il controllo dei mezzi d’informazione. 
“Licio Gelli in Sud America - spiega Anna Vinci - godeva di un potere economico legato anche al Banco Ambrosiano, al potere economico - finanziario in Uruguay e dei mezzi di comunicazione di Ortolani”.
massera-videla-agosti“Ci sono diversi personaggi di primo ordine della P2 - aggiunge il sociologo romano - ad esempio Umberto Ortolani che prima di acquistare potere in Italia si fanno forti in America Latina. Il caso Ortolani è esemplare perché a fine anni ’60 crea un giornale in Brasile, uno in Uruguay e un altro in Argentina. A partire da questa posizione, diventa in Italia il capo della stampa estera e quindi  acquista un potere di rilievo anche in Italia.” Potere che successivamente lo porta anche ad aprire una banca in Uruguay. Nella proposta mossa dai politici argentini inoltre emerge come il grande affare economico che si consolida tra Argentina e Italia riguarda principalmente tre macro aree: traffico di armi, energia e banche. 
Come si legge nel documento infatti nel 1980 le vendite complessive di armi tra Italia e Argentina, superano complessivamente di sei volte quelle del 1969 e le operazioni commerciali di questo e di altri capitoli di spesa erano gestiti da banche controllate dalla P2.
La Commissione Anselmi e la P2 in Italia cadute nel dimenticatoio?
Il disegno di legge presentato al parlamento argentino rende grande merito al lavoro guidato da Tina Anselmi e non manca di riferimenti continui alla sua persona e alle sue indagini.
A diffondere la notizia che fa tanto onore ad una donna italiana, partigiana e rappresentante di quella parte sana delle Istituzioni sono stati Anna Vinci e il professore Tognonato. Ma come spiega la stessa Vinci “Siamo di fronte ad una triste deriva italiana della comunicazione per cui la questione sembra non interessare in Italia” né ai media né alla politica. “Dovremmo essere orgogliosi - continua la scrittrice - mi sembra strano che nessuno in Italia se ne occupi, dopotutto se in Argentina c’è una Commissione che vuole studiare i rapporti che ci furono tra Argentina, Gelli e Ortolani facendo riferimento al valore di quello che ha fatto Tina Anselmi dovremmo parlarne, discuterne e informarci, non è una cosa così lontana, potrebbe essere anche per noi un nuovo modo di leggere la storia”.
Il capitolo sulla storia della P2 infatti non è mai stato chiuso in Italia e molte sono state le forze che si sono mosse affinché la stessa Anselmi non arrivasse alla conclusione del suo lavoro. Solo dallo scorso anno, dopotutto, è disponibile on line la documentazione pubblica raccolta dalla Commissione.
“In Italia nell’86 quando l’Anselmi presentò alla Camera la conclusione dei lavori - spiega Anna Vinci - disse chiaramente che non si era voluto fare luce su quest'altra faccia della luna”. “Il problema è che quella era una commissione inquirente, quindi inquisiva e non aveva il potere di emettere condanne”. Di conseguenza “non furono recisi i punti nevralgici perché c'erano troppe compromissioni”. “Ancora una volta - continua la biografa della Anselmi - superato il momento drammatico, di fatto, si è tentata la strada della pacificazione”.
Nell’82 il governo sciolse la loggia con un’apposita legge che rese illegale il funzionamento di associazioni segrete con analoghe finalità. Un’azione senza precedenti e sul cui funzionamento si possono muovere non pochi dubbi in quanto è difficile sciogliere una rete di contatti e conoscenze creata in oltre dieci anni. 
Di fatto si deve costatare che “ogni volta che in Italia si riconfigura un malaffare, vediamo che la corruzione si lega a dei meccanismi perversi che hanno delle radici anche nella criminalità organizzata - spiega la scrittrice - ne è un chiaro esempio il caso di Roma mafia Capitale”.
Secondo il sociologo romano siamo in “una situazione di stallo proprio perché c’è una presenza di poteri trasversali che bloccano qualsiasi possibilità di reale cambiamento in questo paese”.
anselmi-tina-2“La commissione d’indagine di Tina Anselmi ha analizzato la situazione allo stato del 1981 - aggiunge il professore - dopodiché possiamo solo costatare che molte delle proposte avanzate da Licio Gelli nel Piano di Rinascita per l’Italia, dopo l’81 si sono realizzate. Possiamo costatare che Silvio Berlusconi e Fabrizio Cicchitto ad esempio erano iscritti alla P2, quindi che ci sono diversi politici o persone che hanno avuto incarichi importanti nelle istituzioni italiane i cui nomi erano scritti nelle liste della P2.”
Così come si può costatare in Argentina che “molti militari che sono stati processati sembra che oggi godano ancora di una rete di complicità e non si sa in che misura possa esserci ancora la mano della P2”.
“Le scorse settimane- spiega infatti Tognonato - abbiamo presentato una lettera a Napolitano denunciando alcuni casi in cui militari che apparentemente sono vincolati alla P2 sono ancora in Italia mentre l’Argentina continua a chiederne l‘estradizione per processarli.”
Molti sono quindi i misteri, i segreti e i rapporti che ancora non conosciamo che ci tengono vincolati a fatti di oltre trent’anni fa. “Se non si fa chiarezza, se non si aprono gli archivi, se non si processano le persone responsabili, se non si fa veramente storia - conclude Tognonato - non si creerà quella condizione etica indispensabile per poter costruire un futuro in Italia così come in Argentina.”
---> http://www.antimafiaduemila.com/home/primo-piano/52967-una-nuova-commissione-sulla-p2.html




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